La Divina Commedia
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DIV2b - Il sincretismo medievale Virgilio e Stazio | |
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[Purgatorio, canto XXII, vv. 55-93] «Or quando tu cantasti le crude armi «per quello che Cliò teco lì tasta, Se così è, qual sole o quai candele Ed elli a lui: «Tu prima m’inviasti Facesti come quei che va di notte, quando dicesti: «Secol si rinova; Per te poeta fui, per te cristiano: Già era ’l mondo tutto quanto pregno e la parola tua sopra toccata Vennermi poi parendo tanto santi, e mentre che di là per me si stette, E pria ch’io conducessi i Greci a’ fiumi lungamente mostrando paganesmo; |
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1 Or quando… non basta: «Dunque (Or), quando tu raccontasti (cantasti; il riferimento è alla Tebaide di Stazio) le battaglie crudeli (le crude armi, metonimia) <che furono causa> del doppio lutto (la doppia trestizia) di Giocasta», disse l’autore delle Bucoliche (’l cantor de’ buccolici carmi, perifrasi per designare Virgilio, qui particolarmente opportuna perché proprio alle Bucoliche o Ecloghe si farà riferimento ai vv. 67-72), «stando a quanto (per quello che) Clio (musa della storia, spesso invocata da Stazio nel suo poema) in quell’opera (lì) tratta (tasta) attraverso te (teco), non risulta (non par) ancora che ti annoverasse tra i suoi seguaci (ti facesse ancor fedele) la fede <cristiana>, senza la quale operare virtuosamente (ben far) non è sufficiente <a raggiungere la salvezza>. Secondo il mito greco, la regina Giocasta sposò in seconde nozze il figlio Edipo, che credeva morto e di cui di conseguenza ignorava l’identità. Edipo in precedenza aveva ucciso sempre senza conoscerne l’identità il padre Laio. Da questa unione incestuosa nacquero due figli, Eteocle e Polinice, i quali combatterono ferocemente e si uccisero a vicenda. Questa lotta fratricida, che per la madre costituì una «doppia trestizia», è appunto il tema della Tebaide di Stazio. Qui Virgilio si mostra a conoscenza di un poema scritto diversi decenni dopo la sua morte. 2 Se così è… le vele: «Se è così, quale luce <divina> (sole, metafora) o quali insegnamenti <umani> (candele) ti tolsero dalle tenebre <dell’ignoranza> (stenebraron), in modo (sì) che tu in seguito (poscia) indirizzasti dietro a san Pietro (pescator, antonomasia che è anche una sineddoche, perché San Pietro sta qui a indicare la Chiesa cristiana; per la designazione di san Pietro e degli apostoli come piscatores hominum, cfr. Matteo, IV, 19; Marco, I, 17) il cammino della tua vita (le vele, metafora nautica connessa con l’immagine del pescatore)?». 3 Ed elli… alluminasti: Ed egli (Stazio) <rispose> a lui (Virgilio): «Tu per primo (prima) mi indirizzasti (inviasti) verso il Parnaso (monte, secondo Dante, abitato dalle Muse e da Apollo; qui designa, per metonimia, la poesia) per bere nelle sue grotte (si tratta precisamente della fonte Castalia; metaforicamente, l’acqua che sgorga dalle grotte del Parnaso rappresenta la poesia), e <tu> per primo mi illuminasti <la strada che conduce> verso (appresso) Dio». Stazio riconosce in Virgilio la guida che lo ha indotto a scelte decisive: quella di divenire poeta e quella di divenire cristiano. In un’altra parte del canto, gli attribuisce anche il merito di aver corretto la sua tendenza peccaminosa alla prodigalità. 4 Facesti… nova: «Ti comportasti come colui che cammina (va) di notte, che tiene la lampada (lume) dietro di sé e non fa luce (giova) a se stesso, ma rende consapevoli (dotte) <della strada da percorrere> le persone <che camminano> dietro (dopo) di lui, quando scrivesti (nella IV Ecloga): “I tempi si rinnovano (secol si rinova: è la traduzione del verso virgiliano «Magnus ab integro saeclorum nascitur ordo»); ritornano la giustizia e l’età dell’oro (primo tempo umano; il testo di Virgilio è: «Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna») e dal cielo scende una nuova progenie” («Iam nova progenies coelo demittitur alto»)». La IV Ecloga di Virgilio era interpretata dai medievali come una inconsapevole profezia della venuta di Cristo; l’inconsapevolezza di Virgilio è riassunta dall’immagine del lampadoforo, che non rischiara il proprio cammino ma solo quello degli altri. L’immagine proviene da Agostino (De symbolo, IV, 4), che però la applica agli Ebrei. 5 Per te… la mano: «Grazie a te fui poeta, grazie a te <fui> cristiano; ma, affinché (perché) tu capisca (veggi, metafora) meglio (mei) ciò che io accenno (disegno, metafora), mi darò da fare (stenderò la mano, metafora) per illustrare la cosa nei particolari (colorare, altra metafora desunta, come tutte le altre di questa terzina, dalla pittura)». 6 Già era… etterno regno: «Già il mondo era tutto impregnato della vera fede (credenza), seminata dai (per li, complemento d’agente; l’uso della preposizione è ricalcato sul francese par) messaggeri (messaggi, con riferimento agli apostoli) del regno dei cieli (etterno regno)». Stazio visse nella seconda metà del I secolo d.C., in un’epoca in cui la predicazione cristiana era diffusa in forma clandestina. 7 e la parola… presi usata: «e la tua poesia (parola; si riferisce alla IV Ecloga) che è stata prima citata (toccata) era in armonia (si consonava) con <quella dei> nuovi predicatori; per cui (ond’) io presi l’abitudine (usata) di frequentarli (visitarli)». 8 Vennermi poi… lor pianti: «<I cristiani> mi andarono poi <sempre più> apparendo così santi che, quando Domiziano li perseguitò, le loro sofferenze (pianti) furono accompagnate dalle mie lacrime (sanza mio lagrimar non fur, litote)». Domiziano fu imperatore dall’81 al 96 d.C.; gli vennero attribuite feroci persecuzioni (peraltro ridimensionate dalla storiografia più recente). 9 e mentre… altre sette: «e fino a quando (mentre) io vissi (per me si stette, forma passiva impersonale con complemento d’agente, lett. da parte mia si visse) sulla terra (di là), io li aiutai (sovvenni), e i loro comportamenti santi (dritti costumi) mi fecero disprezzare tutte le altre scuole <filosofiche o religiose> (sette; il termine non ha, a differenza di quanto avviene oggi, connotazione spregiativa)». 10 E pria… quarto centesmo: «E prima che io con la mia poesia (poetando) facessi arrivare (conducessi) i Greci presso i fiumi di Tebe (si allude a un episodio contenuto nel libro IX della Tebaide), io ebbi il battesimo; ma per paura fui (fu’mi, con dativo etico pleonastico) un cristiano nascosto (chiuso), continuando a lungo a fingermi pagano (lungamente mostrando paganesmo); e questa accidia (tepidezza, soggetto) mi costrinse a girare (cerchiar mi fé) il quarto girone del Purgatorio (il quarto cerchio, destinato appunto agli accidiosi) per più di quattro secoli (più che ’l quarto centesmo, lett. fin oltre il quarto secolo)». |
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DIV2b - Il testo e il problema | |
IL TESTO
La IV Ecloga di Virgilio Il colloquio tra Virgilio e Stazio illustra in modo esemplare il processo di reinterpretazione cui i classici latini furono sottoposti in età medievale, al fine di renderli conciliabili con il cristianesimo e di ritrovare in essi, ove possibile, anticipazioni profetiche della nuova religione. Nella Commedia, addirittura, Stazio presentato come un pagano segretamente convertitosi al cristianesimo nei primi decenni di diffusione di questa religione attribuisce la salvezza della sua anima alla lettura di un testo pagano, la IV Ecloga di Virgilio. Questo testo gli si sarebbe infatti rivelato nel suo significato profetico di annuncio della nascita di Cristo; mentre Virgilio stesso, morto prima di Cristo e qui rappresentato efficacemente come portatore di una lanterna cieca sarebbe rimasto per tutta la vita ignaro del vero senso della propria opera. I versi virgiliani qui citati da Stazio sono contenuti all’inizio dell’Ecloga. Sicelides Musae, paulo maiora canamus! |
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1 Muse siciliane: riferimento al poeta siracusano Teocrito, considerato un maestro del genere bucolico. 2 tamerici: sono piante che crescono in bassi cespugli. Divennero simbolo di poesia di argomento umile, tanto che Giovanni Pascoli intitolò Myricae una sua raccolta. 3 canto di Cuma: il canto della Sibilla cumana, profetessa legata al culto di Apollo. Nei suoi libri sibillini si leggevano oracoli che annunciavano un prossimo rinnovamento dei tempi. 4 la vergine: Astrea, figlia di Zeus e della Giustizia, aveva abbandonato la terra dopo l’età dell’oro per rifugiarsi in cielo, presso la costellazione della Vergine. Astrea viene identificata con la Giustizia naturale, e il suo ritorno indica una nuova era di felicità. 5 regno di Saturno: Saturno era assimilato al greco Crono. Scacciato dal figlio Zeus, si sarebbe rifugiato in Lazio. Qui avrebbe regnato durante l’età dell’oro, in cui gli uomini non lavoravano né combattevano, e si nutrivano dei frutti che la terra forniva senza bisogno di esser coltivata. 6 Lucina: divinità protettrice delle partorienti. 7 l’età ferrea: l’età del ferro era caratterizzata dalla guerra e dalla violenza, e si adattava a rappresentare la Roma in cui viveva Virgilio, reduce dalle lotte tra Cesare e Pompeo e, in seguito, tra Antonio e Ottaviano. 8 poetaro: cantarono in versi. 9 esto loco: questo luogo, cioè il Paradiso terrestre. 10 Purgatorio, XXVIII, vv. 139-141. 11 Una notizia data da Eusebio (Vita Constantini, IV, 32) potrebbe far supporre che l’iniziatore di questa interpretazione sia stato, un secolo prima, l’imperatore Costantino; ma non è possibile affermarlo con certezza. 12 Ne parla il teologo domenicano Vincenzo de Bouvais in Speculum historiale, XI, 50. 13 La Divina Commedia Purgatorio, a cura di Vittorio Sermonti, Milano, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 1996, p. 326, nota. |