E15
Cino da Pistoia
Io fu’ ’n su l’alto e ’n sul beato monte

Io fu’ ’n su l’alto e ’n sul beato monte1,
ch’2i’ adorai baciando ’l santo sasso3,
e caddi ’n su quella petra, di lasso4,
ove l’onesta pose la sua fronte5,

e ch’ella chiuse d’ogni vertù il fonte6
quel giorno che7 di morte acerbo passo
fece la donna de lo mio cor, lasso,
già piena tutta d’adornezze conte8.

Quivi chiamai a questa guisa Amore9:
«Dolce mio Iddio, fa’ che qui mi traggia10
la morte a sé, ché11 qui giace ’l mio core».

Ma poi che12 non m’intese ’l mio signore13,
mi diparti’ pur chiamando Selvaggia14;
l’alpe passai con voce di dolore15.




1 Io…monte: Io andai (fu<i>) sul (’n su l’) monte alto e beato. Le preposizioni «’n sul» premesse a «beato monte» sono pleonastiche.

2 ch’: in cui.

3 santo sasso: pietra tombale.

4 di lasso: affranto. Secondo Contini per mia suprema stanchezza.

5 ove…fronte: dove la [mia donna] piena di ogni dignità (onesta) appoggiò il suo capo (fronte è sineddoche). L’aggettivo «onesta» è vocabolo tipico della maniera stilnovistica, in particolare di Dante; il termine designa soprattutto la qualità esteriore della dignità, che corrisponde a quella interiore della «gentilezza».

6 e ch’…fonte: e che rinchiuse (chiuse) l’origine (il fonte) di ogni virtù. Proposizione relativa, riferita a «petra». Il pronome «ella» è pleonastico.

7 che: in cui.

8 di morte…conte: la donna del mio cuore misero (lasso), già interamente (tutta) piena di bellezze (d’adornezze) nobili (conte), fece il doloroso (acerbo) cammino (passo) della morte. «Donna» va inteso nel senso del latino domina, padrona, in linea con la tradizione provenzale. Seguendo la linea erotico-teologica dello Stilnovo, Cino nobilita la donna attribuendole tratti religiosi (essa è infatti adorna sia esteriormente, in quanto «onesta», sia spiritualmente, in quanto «fonte» di ogni virtù). Per questo i luoghi che accolgono l’amata acquisiscono la connotazione della beatitudine: la località di Sambuca, nei pressi di Pistoia, viene nobilitata dalla presenza delle spoglie di lei. Gli aggettivi «alto» e «beato» del v. 1 possono intendersi dunque in senso metaforico: il monte è nobilitato dalla presenza definitiva del corpo dell’amata.

9 Quivi…Amore: Qui [sul monte, vicino alla tomba] invocai (chiamai) Amore in questo modo (a questa guisa).

10 traggia: tragga.

11 ché: perché.

15 l’alpe…dolore: attraversai (passai) i monti (l’alpe) con parole (voce) addolorate (di dolore), cioè attraversai a piedi la montagna pronunciando parole di dolore. Una seconda interpretazione potrebbe invece suonare: gridai la mia sofferenza attraverso i monti.



Livello metrico
Sonetto a rime incrociate secondo lo schema ABBA, ABBA; CDC, CDC.La parola «lasso» del v. 3 è in rima equivoca con «lasso» del v. 7 (in quest’ultimo verso infatti la parola è usata come interiezione e non come aggettivo).

Livello lessicale, sintattico, stilistico
Il sonetto presenta un repertorio ridotto del lessico stilnovistico, secondo la tecnica utilizzata da Cino, il quale canta il motivo amoroso attraverso la variazione di forme topiche ricorrenti che gli ha valso la qualifica di “manierista”.
L’epiteto «onesta» ad esempio, sostantivato al v. 4 e variato simmetricamente al v. 8 («già piena tutta d’adornezze conte»), rimanda al lessico tipico di Dante, in particolare al sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; Amore, personificato secondo la tradizione, viene divinizzato per mezzo dell’appellativo cortese «signore».
Le rime sono usate in modo calcolato e puntuale, mirando a sottolineare la corrispondenza tra significato e significante. Nelle quartine, le rime derivate da «monte» («fronte», «fonte», «conte») sottolineano gli attributi fisici e spirituali della nobiltà e bellezza; l’altra serie di rime («sasso», «lasso», «passo», «lasso») evidenzia (anche tramite l’asprezza dei suoni) la condizione di dura sofferenza e tristezza del poeta.
Nelle terzine le parole rima «Amore», «core», «signore» appartengono tutte allo stesso campo semantico, mentre l’ultima rima («dolore») sviluppa in negativo la sequenza, sottolineando l’atmosfera drammatica della situazione. Il verbo «traggia», e l’invocazione a «Selvaggia», anch’esse in rima tra loro, collegano infine il rimpianto per la donna amata al desiderio di morte.
Le terzine sono poste in relazione con le quartine dal ritorno della parola «morte» (vv. 6 e 11), e dalla coppia «passo» (v. 6) - «passai» (v. 14). I richiami stabiliscono una corrispondenza tra la morte della donna e la disperata impotenza del poeta.
La costruzione è basata su anastrofi, ma lo stile è piano e lineare, secondo gli schemi dello Stilnovo.

Livello tematico
In questo sonetto il poeta rievoca la sofferenza per la morte di Selvaggia (la donna amata, forse legata alla famiglia dei Vergiolesi; ma potrebbe trattarsi di un senhal), attraverso la meditazione e l’interrogazione diretta al proprio io, che quasi autobiograficamente si confessa. La narrazione infatti avviene in prima persona: emerge così l’apporto personale di Cino alla tematica stilnovistica anche attraverso la connessione dell’esperienza amorosa a quella della morte della donna.
La visita alla tomba di Selvaggia diviene occasione per rimpiangere in modo accorato le bellezze, ormai per sempre perdute, dell’amata, secondo un processo di personalizzazione del sentimento e degli affetti (Cino si muove quindi in una dimensione diversa da quella, universalizzante, di Cavalcanti). Al poeta non rimane null’altro che invocare Amore affinché gli conceda la pace eterna, la morte, ma questo desiderio non viene esaudito, sicché l’io lirico, disperato, si allontana invocando a gran voce il nome di Selvaggia.
Lo scenario è montano, solitario: si può notare in questa descrizione paesaggistica un’anticipazione di quella che sarà la poetica di Petrarca, lontana dalle convenzioni allegoriche e finalizzata a percepire, anche tramite il paesaggio, la realtà psicologica dell’io lirico. Non più stilizzata ed astratta come in genere è per gli Stilnovisti, la natura in questo componimento è terrestre e concreta, ricca cioè di particolari realistici su cui campeggia la figura solitaria e dolente del poeta (il monte è alto e su di esso è la pietra sepolcrale che egli va a baciare); la donna inoltre è ammirata, desiderata ed invocata per la sua bellezza fisica e non solo per l’effetto nobilitante che produce sull’animo del poeta.




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